Sostanzialmente provocato da due post apparsi qui e qui, opera, rispettivamente di Davide Mana e di Alessandro Girola, sento il dovere - in quanto autore, editore, libraio, recensore ecc. ecc. - di provare a portare il mio piccolo tizzo al fuoco che allegramente divampa.
Cominciamo col dire che, in quanto impubblicato o giù di lì, non ho minimamente il diritto di intervenire sul tema della scrittura o dello scrivere.
Mi mancano le basi, direbbero alla Holden.
Scrivo fantastico e non sono Murakami Haruki.
Non ho un editor.
E non ho un editore, esclusa la libreria dove lavoro che gentilmente mi ha pubblicato una piccola antologia e qualche altra cosuccia nei vari ALIA. La libreria non ci ha perso denaro (buon per me), ma non sono diventato famoso e importante. E, sinceramente parlando, l'unico contributo al bilancio familiare me l'ha dato il premio Omelas e qualche altra piccola collaborazione a letture e concorsi.
Insomma, se esiste un livello B (o C o P o Z) nel mondo degli scrittori direi che posso tranquillamente ambirvi.
Perché mai non ho fatto i soldi? Non sono diventato ricco? Non...
Per alcuni motivi sui quali non ho mai riflettuto serenamente.
Il primo dei quali, probabilmente, è la sostanziale irrilevanza della mia produzione su un piano nazionale, storico, epocale.
Un'irrilevanza che qualche concorso al quale ho partecipato si è ben peritato di sottolineare.
Pazienza.
Sono cose che fanno male, ma poi passano.
Ma dal momento che ciò che nasce dal mio cervello non è probabilmente del tutto inutile mi chiedo che cosa mai non funziona e cosa dovrei fare per riuscire non tanto a pubblicare (già fatto) ma a sopravvivere onestamente con 3-4.000 lettori che una volta l'anno vanno in libreria o si collegano con Amazon, IBS ecc. e si comprano il mio libro.
«Perché scrivi storie dementi e fuori moda».
Ecco il mio amato SuperIo.
Già. La sf non tira nemmeno un po'. Scriverne in Italia è un po' come ostinarsi a parlare in arabo a Ponte Chiasso. Ben che vada ti guardano come un poveretto.
Scrivi sf e sei già fuori dai circoli che contano. Ti guardano come un panda cremisi. Un'assurdità del tutto transeunte. Come tale irrilevante.
In ogni caso, anche nell'ambiente fantascientifico, ho incontrato una quantità di soggetti decisamente curiosi. I fissati di concorsi che non se ne perdono nemmeno uno, i delusi che generalmente si reincarnano in lettori per i concorsi in questione, i bonzi e i vicebonzi che hanno collaborato, hanno rivisto, hanno curato, hanno tradotto, hanno intervistato, i fissati di qualche autore, serie televisiva, film o videogioco che non sanno parlare d'altro. Una cena tra «appassionati» è in genere un felice troguolo di maldicenze, pettegolezzi, perfidie e dileggi. Il gruppo A parla malissimo del gruppo B, del gruppo C, di XQ, di JG, di YK, compatisce il povero BH che ormai lo sanno tutti «è un povero coglione» e ride di XD che, lo sanno tutti, «riscrive lo stesso libro da vent'anni».
Se ci finite da novellini avete due possibilità:
1) aderite più o meno entusiasticamente al clima, unica possibilità per essere invitati nuovamente.
2) sorridete moderatamente e non parlate. Ovviamente sarete scaricati e probabilmente giudicati «uno chesselatira».
Non esiste, curiosamente, la possibilità di parlare di scrittura, testi, soluzioni stilistiche, forme della scrittura e prospettive del genere. Se provate a farlo sarete a maggior ragione ritenuti «uno chesselatira».
Al di fuori dell'ambiente sf, ovvero nel mondo mainstream il clima non è purtroppo diverso. Ho qualche esperienza in proposito che non ci tengo minimamente a replicare.
Conosco diversi allievi della Scuola Holden, con cui la libreria è convenzionata e sentire i loro discorsi è in grado di suscitare in me una violenta reazione allergica .
Il guaio è che un clima del genere non è esclusivamente italiano. Scrivere, oltre a tutti i difetti, ha anche quello di rischiare di rendervi dei fuori di testa, paranoici, pettegoli e livorosi come una zitella o uno zitello che passano il tempo ad auscultare la parete del vicino.
Bah.
Immagino che almeno in parte il mio scarso successo sia dovuto ai miei atteggiamenti.
Che infatti vengono in genere considerati come quelli di uno che...
Bravi, avete capito.
Temo che la stessa cosa si possa dire per le nostre edizioni.
Libri chesselatirano.
O per la libreria.
Una libreria di gente chesselatira.
R.I.P.
In ogni caso, se qualcuno volesse mai tirarmi in una discussione sulla scrittura comunque sono pronto.
In fondo mi capita così raramente...